Ogni uomo é chiamato. Ha una missione da espletare Commento al Vangelo II Domenica del T.O.

La liturgia di questa seconda domenica del tempo ordinario della Chiesa ci presenta due straordinarie pagine della Sacra Scrittura che risaltano la tematica della vocazione, ovvero della chiamata. La prima lettura racconta della chiamata vocazionale del giovane Samuele, il quale acconsente alla voce di Dio con l’obbedienza filiale. Mentre il Vangelo di Giovanni ci racconta della chiamata dei discepoli di Giovanni, i quali seguono il Maestro Gesù in un atteggiamento di scoperta graduale e fiduciosa. 
Ogni uomo è un chiamato, ha una specifica vocazione, ha una missione da espletare. Il cristiano a maggior ragione, solo per il fatto che è cristiano è già un chiamato. Il cristianesimo è una vocazione e non frutto di una tradizione. È pur vero che la tradizione è un elemento essenziale per la vocazione cristiana. Lo vediamo nel brano evangelico di quest’oggi, dove troviamo Giovanni il Battista che indica ai suoi discepoli il vero Maestro, Gesù di Nazareth. Il Battista ha la funzione specifica di trasmettere una verità, di indicare la via che conduce alla Verità, di tramandare una esperienza di vita spirituale profonda. 
Per poter comprendere il significato profondo della vocazione cristiana non possiamo che rifarci all’estremo significato che assume il Battesimo a partire dal rito che connota il sacramento stesso. 
Nel rito, oltre ai profondi significati di ogni sua parte, è significativo considerare le figure che lo animano, soprattutto quelle dei genitori e dei padrini/madrine. Ci siamo mai chiesti qual è il loro ruolo nel Battesimo? Quello dei genitori non è importante il fatto che abbiamo deciso di portare il proprio figlio al fonte battesimale per essere fedeli alla “cattolicità” generazionale, perché la famiglia è pur sempre cattolica anche se la vita cristiana non viene alimentata da una fede quotidiana; come quello dei padrini/madrine non è certamente importante perché c’è solo un legame affettivo con i genitori del battezzando, o perché possono permettersi di fare un regalo di un certo valore. Sia le figure dei genitori che quello dei padrini/madrine sono accomunate da una specifica missione, cioè quella di trasmettere, di tramandare, di orientare, di indicare. 
Giovanni il Battista è il prototipo dei genitori e dei padrini/madrine che accompagnano i propri piccoli a ricevere il dono del Battesimo. Così come nella pagina veterotestamentaria della prima lettura troviamo la figura molto espressiva e significativa dell’anziano sacerdote Eli, il quale aiuta il giovane Samuele a saper distinguere la voce di Dio e lo orienta verso quella stessa voce, educandolo all’ascolto paziente e fiducioso e all’obbedienza. 
È importante che i genitori e i padrini/madrine cristiani oggi più che mai riscoprano nelle vene della storia quotidiana la loro specifica vocazione di accompagnatori spirituali e di educatori alla fede. Non si è né genitori cristiani né padrini/madrine per un solo giorno, cioè solo per il giorno del Battesimo, ma è necessario vivere la propria vocazione ogni giorno, avendo a cuore anche la crescita spirituale dei battezzati. I genitori cristiani devono accompagnare anche la crescita di fede dei propri figli, rendersi più presenti durante il loro cammino dell’iniziazione cristiana, sostenerli nel discernimento spirituale, accompagnarli nei normali dubbi e crisi di fede in certi momenti della vita, condividere i momenti di preghiera. Così come i padrini/madrine devono essere costantemente presenti e partecipi nel cammino di fede dei propri “figli spirituali”, incoraggiare la crescita spirituale, alimentare il desiderio dell’ascolto della voce silenziosa di Dio, aiutarli a discernere i segni di una possibile e specifica vocazione. 
È in questo accompagnamento spirituale che c’è una sana idea di tradizione da considerare maggiormente oggi. 
don Onofrio Farinola

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