«Davvero il Signore è Risorto!» Commento al Vangelo del 30 aprile 2017, III Domenica di Pasqua

La pagina evangelica proposta per questa terza domenica di Pasqua ci propone uno dei brani più conosciuti, il racconto dei discepoli di Emmaus. 
«Conversavano e discutevano insieme», ci ricorda l’evangelista Luca. Due dei discepoli dopo l’evento drammatico della morte in croce del loro Maestro, rattristati e scoraggiati discutono dell’accaduto: Come mai è potuto succedere tutto questo al nostro Maestro? Ma perché? Non era il Figlio di Dio? Perché l’hanno ucciso in quel modo barbaro? Perché Gesù non ha tirato fuori la sua divinità per evitare il tutto? E ora noi che ci facciamo? Abbiamo forse sbagliato a credergli? Chi ci guiderà ora? 
Legittime possiamo definire queste domande. Il cammino di fede presuppone delle domande, a volte senza ricevere però risposte immediate e preconfezionate. Le risposte sono frutto di un percorso di fede, arduo e appassionato. I discepoli sono in cammino e durante il cammino si pongono mille domande, si confrontano, fanno ragionamenti. Il loro cammino è simbolo di un percorso interiore di fede. Più che un cammino fisico è un cammino interiore, è il cammino dell’anima. E questo cammino accomuna ogni uomo e ogni donna di questo mondo e di ogni tempo. Il cammino dell’anima è un percorso che tutti gli uomini conducono, il cristiano come il musulmano, il credente come l’ateo. «La fede si configura come via», ci ricorda Papa Francesco (Lumen fidei, 35). Parlando del cristiano, è necessario rimarcare l’importanza del cammino dell’anima. Non ci si può sottrarre a questo percorso spirituale che dà origine e senso all'esistenza stessa. È fondamentale che il credente in Cristo si ponga domande che incoraggiano una seria riflessione di fede, un approfondimento. 
«La fede ci apre il cammino e accompagna i nostri passi nella storia» (Lumen fidei, 8). Una fede che non stimola la ricerca, e quindi non attiva un percorso interiore, non può dirsi fede. È proprio della fede il cammino, la ricerca, l’approfondimento. La Bibbia è costellata di storie di uomini e donne di fede che vivono una continua tensione spirituale, anche attraverso il cammino fisico. Ricordiamo «Abramo, nostro padre nella fede» (Rm 4,16). Quando Abramo ha ascoltato la voce di Dio, pur in tarda età, è capace di mettersi in cammino, si apre alla novità di vita, non ha paura ad intraprendere nuovi sentieri esistenziali, non teme a fidarsi della Voce che lo invita a rimettere in discussione tutta la vita. Anche il popolo di Israele non si sottrae, seppur con le sue mille contraddizioni, ad un percorso interiore di fede che lo porta a sperimentare la presenza di Dio. Un cammino impervio, contradditorio, per alcuni versi deludente, ma un cammino di fede. Così come fu il cammino dei due discepoli tristi di Emmaus. 
Anche Mosè non è da meno. Chiamato a condurre il popolo verso la Terra Promessa, dopo tante resistenze, mille tentazioni, pur tra i suoi limiti fisici, si affida a Dio e non si tira indietro a percorrere una strada a lui sconosciuta. Il cammino della fede non è un percorso preconfezionato e uguale per tutti. È un itinerario personalizzato e differente. La fede non è fatta di risposte pronte e uguali per tutti, non è un pacco regalo pronto per ogni occasione. Le pagine sacre contengono tanti modelli di cammino, fino ad arrivare alle figure di Maria di Nazareth o dei Magi che, da uomini di scienza quali erano, hanno saputo integrare perfettamente il loro sapere con l’espressione di una fede costellata da mille domande: «Dov'è il re dei Giudei che è nato?» (Mt 2,2), mettendo così in risalto il cammino della fede stessa: «Siamo venuti per adorarlo» (Ivi). È come dire: Ci siamo messi in cammino, abbiamo cominciato a cercare, ad interrogarci, ad approfondire e desideriamo andare a fondo, desideriamo trovare quanto speriamo. 
Abbiamo poi i discepoli stessi, i quali chiedono a Gesù: «Dove abiti?» (Gv 1,38) e lo stesso Maestro risponde: «Venite e vedrete» (Gv 1,39). Ovvero: Camminate. 
E così questo cammino non si è mai arrestato lungo la storia fino ai giorni nostri con i santi che si susseguono, dai grandi Agostino o Tommaso fino a Madre Teresa di Calcutta, passando per Francesco d’Assisi o il grande missionario Francesco Saverio. I santi, uomini e donne che hanno sperimentato la fatica ma anche la bellezza di un cammino spirituale fatto di ricerca, di interrogativi, di salite e discese, di approfondimenti, di momenti drammatici ma anche di visioni spirituali. L’esperienza dei discepoli di Emmaus descritta nella pagina dell’odierno Vangelo deve aiutarci a comprendere la straordinaria bellezza e l’efficacia del cammino della fede. Una fede che non deve arrestarsi dinanzi agli interrogativi che mettono in subbuglio l’esistenza. Non bisogna avere paura delle domande della fede e non c’è pretendere di avere risposte belle e fatte. Non bisogna aver paura di mettersi in cammino, e magari di ricominciare ogni volta un percorso differente. 
Padre Onofrio Antonio Farinola
sacerdote cappuccino

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