Papa Francesco: confessiamoci davanti a Dio senza paura


Pubblicato il 25 ottobre 2013
"Chiedere perdono sempre?"

Ammettere di dover chiedere perdono
è ammettere il proprio errore, la propria fallibilità,
la propria pur momentanea inconsistenza,
l'incapacità ad essere sempre in forma.
E' ammettere in semplicità di cuore,
senza troppe inutili, antipatiche, volatili scuse: "ho sbagliato".
E', anche, un gesto di prudenza quindi
espresso soltanto dopo averne valutata e ammessa l'opportunità.
E allora diventa un mezzo per ricucire le spaccature,
rimettere in atto una relazione ancora più vera,
più profonda della precedente.

Per costruire la 'civiltà dell'amore' proposta dal beato Paolo VI,
vista la comune fragilità umana,
non sarebbe forse necessario ed opportuno
per dare vita a un nuovo ordine di giustizia e di pace
costruire la “civiltà del perdono”
dove tutti si perdonano l'un l'altro
perché tutti soggetti allo sbaglio, all'errore, all'offesa?
Scriveva san Paolo ai cristiani di Efeso:
"Siate benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi,
perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo".

La quaresima, appena iniziata, è tempo propizio...
Urge, forse oggi più che mai,
far emergere una comunità ecclesiale e civile
in cui aleggia lo spirito del perdono,
chiesto e offerto, secondo le situazioni.
Perché l'una e l'altra modalità di esso è in se stessa
una prova evidente dell'amore per Dio.

Pensiero dello Staret Makarij, in: Rimanete nel mio amore, Paoline, e commento di Biancarosa Magliano.

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