Incontro di due futuri santi: San Pio X e la Beata Madre Giuseppina Vannini

Nel giorno in cui la Chiesa celebra la memoria liturgica del Santo Papa Pio X, noi figlie di San Camillo ricordiamo con tanto affetto la figura del Santo Padre che ha ricevuto la nostra Madre Fondatrice con le prime sorelle laureate nella scuola di infermiere Ambulatorio Scuola San Giuseppe, scuola voluta espressamente da S.S. Pio X.

Udienza del Pontefice Pio X, del 23 febbraio 1908.

Quell'udienza costituì un momento storico nella vita del giovane Istituto delle Figlie di San Camillo, giacché trovarono affettuosa accoglienza nella casa del Padre comune. 


Lettera n° 40, 25 febbraio 1908; AFSC, 1 A31, diretta a Suor Gerarda Legrand, superiora in Argentina.


J.M.J.C. +                                                                  Casa madre, 25 febbraio 1908 

Dilettissima figlia in Cristo 


[…] Ora le darò una bella notizia che all'occasione racconterà alle altre case. 
Domenica scorsa 23 corrente andai colle due che  passarono gli esami suor Emerenziana e suor Aurelia accompagnata da suor Giuseppina all'udienza del Papa. Quasi da un mese o chiesto a mons. Bisleti una udienza privata anche di premura e non vedevo ancora nulla benché l'avessi fatto ricordare due volte. Il S. Padre mi aveva mandato una commissione dalla contessa di Carpegna e io volevo assicurarmi se era vero. Aveva poi diverse cosette da chiedere a lui e me ne ero fatta un appuntino che tenevo in petto. Avevamo poi preparata una bella borsetta coll'arma papale dipinta da una parte e la camilliana dall'altra e sotto scritto:« Per il giubileo sacerdotale di S.S. Pio X ... le Figlie di S. Camillo offrono, 1908 ». Tenevamo anche tre benedizioni, una per la sign. De Vivot e due consegnate a suor Camilla. Tutto questo l'aveva suor Giuseppina nascosto, caso mai ci fosse riuscito di vedere il Papa da sole. 
Appena fuori dal suo studio entra e dice: «Quante diplomate», e comincia il suo giro, e appena dopo le tre signore capi della scuola venivamo noi; dandoci  a baciare l'anello disse: «Le camilline, le camilline », poi nominava le altre e in ultimo fece il solito discorsetto e disse qualche cosa a suo riguardo. 
Pensavamo di dire qualche cosa a quel giovane monsignore per potere accostare il S. Padre e invece suor Giuseppina si fa in mezzo alla sala e in ginocchio presso il Papa dice piano: «Santità, la nostra madre quasi da un mese desidera parlare a vostra Santità», 
«Lo so... ci penserò», 
«Ma è qui presente» riprese suor Giuseppina ... 
e lui: «È qui? ... » e intanto mi guardava. 
Soggiunse guardandomi: « È quella là? ... », «Sì, sì », disse da se stesso. 
Poi allungando un braccio disse a me: 
«Andate là », mostrando la porta del suo studio. Io mi mossi subito e come un gatto frustato mi posi sulla porta aspettando che entrasse prima Lui. Volto poi a tutte quelle suore disse: «La metteremo in prigione ». 
Fatto il suo giro venne per entrare e appena dentro: 
«Eccomi, eccomi, sedetevi» e si accomodò anche lui alla scrivania e io vicino. 
«Cosa volete? », domandai se lui aveva mandato la contessa, «Sì, io », e mi spiegò la cosa. 
Tirai fuori il mio appuntino e lui ad ogni cosa mi rispondeva. Dissi poi che a nome del piccolo Istituto facevo una piccola offerta; 
«Chi? ... », disse, 
«la piccola comunità -risposi- tutte le case riunite, ma è una sciocchezza». 
Erano 500 lire in oro. 
«Come -soggiunse- voi altre così miserabili farmi un regalo? ». 
Allorché mi diede ordine di entrare, suor Giuseppina mi seguiva e lui disse: 
«Ma si confessa la madre o in due? ... », 
io dissi «basta una» e così restò fuori [l'altra]. 
Quando seppe che teneva il regalo mi disse: 
«Ah! ho fatto male a non farla entrare, chiamatela» aprii la porta e lui chiese: «C'è? ... », «Sì, Santità, ci sono tutte », «Fatele entrare tutte»; e appena entrate disse: «Sedetevi ». 
Lui come un papà soddisfatto di vedersi in mezzo a noi, ripeté: 
«Così miserabili fate il regalo, volete comparire ricche e siete povere ». Chiese le benedizioni e le firmò avanti a noi. Mi diede delle Indulgenze per la nostra cappella dicendo che mi manderà il rescritto per la posta e se non lo ricevessi di mandarglielo a dire dal p. Andrioli, che me lo manderà da lui. 
Suor Emerenziana disse: « Santità vorrei una grazia », 
« quale? » chiese, 
« di fard ritornare il nostro fondatore, p. Luigi Tezza che è a Lima, compagno del povero p. Ferrini  », 
« così lontano ... però è in una capitale. Lo dirò al p. Vido » disse, « povere noi» dissero le suore;  io dissi « ma tutte lo vorrebbero ma si capisce che non è possibile », il Papa rispose «se il p. Vido darà una lavata di capo se la prenderà». 
Chiese a suor Emerenziana come si chiamava e rispose: « Suor Emerenziana », «me lo ricorderò, la sorella di s. Agnese. Di dove siete? », dissi io, « di Brindisi », «ah!...brindisina!». 
Mentre segnava le benedizioni bussò mons. Bisleti che non sapeva niente che eravamo tutte lì, e il S. Padre disse: « Avanti », e restò sulla porta e noi si temé che vedesse che stava sottoscrivendo, ché ora non lo permettono mai. Gli disse che era aspettato da altre persone e il Papa: «vengo subito» e piano a noi (« colla fiacca »). Presto, presto nascondemmo le benedizioni e nella fretta una si macchiò; la cassai, ma si vede; del resto è meglio così che niente. 
Poi alzatosi mentre gli baciavamo la mano domandò o all'una o all'altra: 
« è buona la madre? », 
«si, Santità », rispondevano le suore e io mi allontanai alquanto. 
Lui, «vi sgrida qualche volta, castiga? ... », 
«sì, Santità », 
«bene, bene e allora è vero che è buona ». 
Poi a me domandò: «quante siete in tutte?.. avete case in Germania? ... i padri sì e le suore no? ... », io dissi che si sarebbe più di 250 ma che facemmo molti scarti, 
« bene -rispose- scartate, scartate, poche e buone e se lo meritano, anche queste ». 
Suor Emerenziana « no, Santità: noi no ». E lui rifaceva il verso. Baciammo più volte l’anello, ci diede la benedizione per l’America, Belgio e le altre case e accompagnarci alla porta disse: « state tranquille che anche il vostro desiderio sarà appagato » e ci salutava anche colla mano finché poté vederci.
Di ritorno in quelle sale si temeva che fossero malcontenti di noi e lo dissi anche il S. Padre e lui mi disse: « Avete tanta paura? Si vi sgrideranno ve la prenderete ». Nel tornare in vettura eravamo entusiaste e ammirate di tanta familiarità e paterna bontà del S. Padre.
Giunte a casa tutte volevano sapere e rimasero commosse e Suor Giustina credeva una cosa inventata!".




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