Giovani: “l’esperienza missionaria può essere un ambito privilegiato di discernimento vocazionale”

Notizia dal 3 settembre

Alle Giornate nazionali di formazione e spiritualità missionaria organizzate dall’Ufficio Cei per la Cooperazione missionaria tra le Chiese, dal titolo “Giovani per il Vangelo. Rinnovarsi tutti nella Parola di Gesù” (in corso alla Domus Pacis di Assisi da domenica scorsa a domani), oggi è intervenuto don Rossano Sala, segretario speciale del prossimo Sinodo dei vescovi dedicato a “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”.

Alla platea dei 230 convegnisti, rappresentanti del mondo missionario delle diverse diocesi italiane, don Sala ha ribadito che l’esperienza missionaria per i giovani può essere un ambito privilegiato di discernimento vocazionale. 

Sì, perché far riscoprire ai giovani la cultura della gratuità, a discapito di quella del narcisismo sempre più diffusa nelle realtà giovanili di oggi, è una sfida della Chiesa per il prossimo futuro.

Si tratta di riuscire a “tenere insieme l’esperienza del servizio (tra cui i viaggi in Paesi di missione, ndr) con l’esperienza del discernimento, come si legge nell’Instrumentum laboris ai numeri 194-195”, ha spiegato don Sala, sottolineando l’importanza dell’elaborazione a posteriori, una volta conclusa l’esperienza in mezzo ai missionari: è indispensabile un approfondimento di quanto è stato vissuto, un discernimento che va oltre l’esperienza che non può che interrogare il giovane.


Il quadro che don Sala ha tratteggiato relativamente alla realtà giovanile, scaturito dall’analisi preparatoria per il prossimo Sinodo, presenta differenze notevoli tra i giovani dei vari continenti: “Se in Europa si assiste ad una forte crisi di vocazioni, in Africa ci sono problemi per trovare strutture adeguate ad accogliere le ragazze che scelgono la strada della consacrazione”, per esempio.

Il Sinodo si auspica di superare l’eurocentrismo, visto che ovunque ci sono originalità che vanno integrate con intelligenza e umiltà. Sul tema dell’interpretare (uno dei tre verbi che definiscono le parti in cui è suddiviso l’Instrumentum laboris) “abbiamo notato – ha proseguito don Sala – che molte Conferenze episcopali dicono fuori dai denti che sono impreparate per affrontare la missione con i giovani: oltre alla prossimità, che è il primo passo, ci vuole sostanza pastorale e capacità di intercettazione delle domande giovanili”; la pastorale delle risposte preconfezionate non funziona più.

Tra le sfide per il cambio di passo della Chiesa nei confronti dei giovani c’è l’esigenza di trovare risposte a domande fondamentali: 

Quali sono le condizioni per cui la trasmissione della fede è possibile oggi? 

Come diffondere la cultura della gratitudine, della riconoscenza? 

Come risvegliare l’immaginario dei giovani perché sappiano rispondere alla fondamentale domanda: per cosa vale la pena giocarsi la vita?

Papa Francesco in Evangelii gaudium (n.273) scrive: “Io sono una missione su questa terra”: il vulnus sta nel comprendere che natura missionaria e natura vocazionale hanno più di un punto di identificazione.

Fonte: agensir.it

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