Giornata dei martiri della Carità: Vivere l’amore misericordioso di Gesù verso gli infermi

25 maggio 2018

La suggestiva aula capitolare della Casa Madre dell’Ordine dei Ministri degli Infermi, offriva una idonea cornice ad un Convegno Carismatico su: “Essere martiri della carità ai giorni nostri”. Un interessante incontro per condividere riflessioni e risonanze nel giorno della festa dei Martiri Camilliani della carità. Nella accesa profondità di questa corale celebrazione veniva lanciata una proposta che è una sfida e un approdo: CADIS (Camillian Disaster Service International).
Questa caratteristica dell’amore che si dona anche con pericolo della vita deve caratterizzare anche la nostra vita di consacrazione oggi – ha esordito padre Aristelo Miranda, Direttore del CADIS – siamo chiamati a vivere la nostra offerta della vita con rinnovata creatività, fondati sempre sul Vangelo: “Questo è il mio comandamento, che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amato. Nessuno ha un amore più grande di questo, dare la vita per i propri amici”. Perché noi camilliani abbiamo il quarto voto di servire gli infermi anche con pericolo della vita e la nostra vita consacrata non si realizza la di fuori di questo quarto voto, per cui CADIS è una risposta concreta a questa chiamata al martirio della carità. Sì, i disastri naturali nei paesi a baso redito sono una chiamata e una sfida, e la nostra presenza camilliana non è lontana da queste realtà.
La nostra mision è allora quella di offrire interventi compassionevoli, competenti e ordinati, fondati sull’amore e sulla misericordia di Gesù con San Camillo nel nostro cuore. Attraverso un ascolto attivo delle vittime più povere caratterizzato dalla trasparenza. Nelle fasi del soccorso, ricovero, resilienza e attenzioni ai diritti delle persone colpite.
Tutto ciò perché noi siamo chiamati a vivere il Vangelo nel cuore dei credenti, in mezzo ad una esperienza di popolo. Il martire è colui che si identifica con Cristo – ha detto padre Giuseppe Cinà – sottolineando che “questa vita che vivo nella carne, la vivo nella fede” cioè in una relazione  fiduciale con il Signore. Con la consacrazione religiosa riceviamo un dono, che ci rende capaci di donarci ai fratelli.
CADIS è un ministero che fa parte del carisma e permette di vivere il quarto voto – ha condiviso fratel Luca Perletti, trasmettendoci tutta la passione della sua esperienza nei diversi interventi di soccorso nelle catastrofi naturali, con squisito senso di piccolezza e di riconoscenza per il dono di questa missione. La storia camilliana si raggruma nei momenti di calamità. Camillo ne è il precursore, e ci invita a correre, ad andare senza pregiudizi per spargere l’olio della solidarietà, della compassione. 
Questo è il nostro primo mandato: Vivere l’amore misericordioso di Gesù verso gli infermi. CADIS permette di vivere la generosità allo stato puro, lavora nell’invisibilità e ci permette di donarci nella provvisorietà. 

E’ un’occasione per dare vigore al massimo grado al quarto voto, per mettere al centro la comunità vittima ed insieme ad essa vedere come agire. VEDERE – GIUDICARE – AGIRE privilegiando coloro che sono esclusi e meno favoriti.

Il convegno si è arricchito dalla pregiata partecipazione di Mons Bruno-Marie Duffé, Segretario del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale. Mons Duffé ci ha spiegato che il lavoro di questo dicastero è il dialogo per ottenere una cura della società e una cura dei poveri. La dinamica dell’uscita dunque per mettere in pratica la chiamata ad Abrahamo: “fa da un paese che non conosci per trovare il mondo dell’alleanza”. 
Uscire allora per toccare  ed essere toccati dai poveri, ascoltare e incontrare l’altro. Rompere con la cultura dello scarto (segno inquietante dell’oggi) e dare considerazione, dare amore in una esperienza mutuale di cura e di ospitalità. Incontrare per costruire una relazione e convertirci all’amore di Gesù e celebrare la misericordia.

Alla scuola dei nostri Martiri della Carità il Convegno si è concluso con una solenne celebrazione eucaristica nella Chiesa santuario della Maddalena presieduta da Mons Bruno-Marie Duffè che ci ha guidato ad una più approfondita riflessione sul Vangelo celebrato: “la parola di fiducia e di amore fra due persone è forte, ma la parola di chi ha dato la sua vita ai poveri è una parola che non passa. E’ una parola di cura, di sostegno, di assistenza ai poveri. Un cammino di umanità che facciamo insieme. Dio dà potenza alla Sua parola e questa parola è amore, una fonte di benedizione e di salvezza. La parola d’amore, più forte di tutto, più forte della morte è il nostro sì. Un sì umile e vero. E’ libertà e amore che trova la sua perfezione nel Sì di Dio che regala nella Sua misericordia la grazia della fedeltà a questo sì. Regala lo Spirito Santo. Ecco il cammino.”

La festosa liturgia è stata concelebrata da p. Leocir Pessini, Superiore generale dei camilliani, da p. Laurent Zoungrana, Vicario generale, da p. Aristelo Miranda, direttore del CADIS e altri sacerdoti camiliani. Hanno partecipato fratel José Ignacio Santaolalla Saèz, Economo generale e Presidente del CADIS, Madre Lauretta Gianesin, Superiora generale delle Ministre degli infermi con le sue sorelle, Sr Sabine Sida, Consigliera generale delle Figlie di San Camillo con un gruppo di sorelle, numerosissimi collaboratori e amici. La celebrazione è stata animata dal coro filippino che ha dato un tocco di missionari età e di freschezza nella fede. 

La nascita di CADIS
Ripercorrendo la nostra storia, una delle testimonianze più importanti della missione dell’Ordine, arriva dai confratelli che per primo esposero la propria vita per il prossimo: i nostri Martiri della cairtà. Durante gi anni delle garndi pestilenze in Italia, 240 camilliani morirono (1589-1855) nell’esercizio della carità; un sacrificio che suscitò nei confratelli tanta edificazione e devozione da accendere una santa gara nell’offrirsi nell’eroico servizio (cfr F. Ruffini, La vita per Cristo, 1993).

Cosa facciamo
Nel 2015, 98,6 milioni di persone sono state colpite da disastri naturali e 22.773 persone sono morte (cfr UNISDR, 2016).
A questi dati allarmanti i Camilliani hanno deciso di dare una risposta attraverso l’istituzione della Fondazione CADIS, un’organizzazione umanitaria e di sviluppo senza scopo di lucro. CADIS è al servizio delle esigenze umanitarie, psicosociali-pastorali e di sviluppo delle persone colpite dai disastri naturali e non. E’ un’espressione dell’impegno e del sostegno dell’Ordine alla missione umanitaria globale testimoniando la misericordia e la compassione di Cristo a coloro che sono malati, sofferenti e popolazioni più vulnerabili.

Chi siamo
CADIS è composta da laici, religiosi (sorelle, fratelli e sacerdoti) e organizzazioni che condividono la propria missione e rispettano gli insegnamenti e i principi sociali cattolici e la spiritualità camilliana del servizio ai malati e alle sofferenze anche a rischio della propria vita.

Amare ed essere misericordiosi anche con pericolo della vita
La giornata dei religiosi Camilliani martiri della carità ha il pregio di ricordare la vita eroica di oltre 300 Camilliani (seminaristi, oblati, novizi, religiosi fratelli e sacerdoti) che sono morti nel servire le vittime nei diversi focolai di pestilenza in Italia, Spagna, Ungheria e Croazia durante i primi quattro secoli dell’Ordine. E’ una testimonianza dell’esercizio esemplare del quarto voto dei Camilliani: servire gli ammalati “anche con pericolo della stessa vita”.
Durante i periodi di pestilenza, i religiosi dell’Ordine dei Ministri degli Infermi hanno dato ampie e commoventi testimonianze della loro capacità, abilità e prontezza nel servire le persone contagiate, ben consapevoli del rischio che il contesto comportava. Il quarto voto deve essere la stella polare, fonte di gioa e di grande soddisfazione per la vocazione e il ministero camilliano.
L’atto eroico, l’entusiasmo e la disponibilità dei nostri confratelli ad accettare la morte nel servire gli ammalati nel nome del Signore ci sproni ad offrire il nostro servizio e la nostra testimonianza, oggi, nel mondo e della salute e nella Chiesa. Una giornata perché il fare memoria e il celebrare ci porti ad imitare la loro testimonianza di amore misericordioso per Cristo presente nei fratelli infermi in modo sempre più accurato, pertinente e significativo.

















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