2 febbraio ricordiamo la Conversione di San Camillo

Fare memoria del giorno in cui il fondatore dell’Ordine ha cambiato definitivamente vita è un buon modo per rievocare le ragioni della vocazione camilliana. Il suo carisma e la sua dedizione totale ai più deboli restano un esempio da seguire, nonostante le umane fragilità che ci accompagnano. 

Il primo incontro con Dio*

Camillo povero e affamato, stanco si trova di fronte al dilemma: rubare o mendicare. Entrambe le possibilità gli ripugnano ma la seconda, più dignitosa, è preferibile. Così tende la mano davanti a una chiesa. Avvilito ma non stroncato.
Chiesa dove elemosinava Camillo


[...] Qualcuno, esperto di uomini soprattutto di giovani, il vecchietto Antonio di Nicastro, coglie sotto le spoglie del mendicante il nobile, l'uomo restato onesto in tutte le peripezie, e gli propone un lavoro come manovale in una fabbrica dei frati Minori Cappuccini [...] Si ripresenta ai Cappuccini: non sa più cosa progettare.
Manovale, dunque. Il ricordo del voto di farsi frate continua a riemergere ma la nostalgia delle armi è molto forte e questa vita è, oggi, non meno dura che il servizio in San Giacomo. I Cappuccini gli vogliono bene. Gli offrono ora alcuni metri del tessuto con cui confeziono il proprio povero saio, perchè se ne faccia un vestito: sostituirà così la vecchia uniforme militare mal ridotta. Ma Camillo teme che vogliano accalappiarlo e rifiuta sdegnoso.


Dall'1 dicembre 1574, con due asinelli, porta calcina alla fabbrica dei padri. Avanti in dietro avanti indietro. Tutto il giorno. Tutti i giorni. Almeno gli dessero riposo per Santa Lucia già che sono passate ormai quasi due settimane dall'inizio del lavoro! E invece...niente! Indispettito si licenzia. Se ne andrà; non potrà continuare questa vitaccia, tanto più che i monelli lo deridono, gigante com'è e stracciato. Poi la stizza si placa: i padri gli promettono uno scudo al mese se resta. E uno scudo potrà fargli comodo quando riprenderà a giocare e, perbacco, vincerà! Camillo rimane dunque. Anzi, per qualche giorno lavora con lui anche Tiberio [suo amico] reduce di Barletta.

All'inizio di febbraio - sono passati ormai due mesi ed è diventato per i Cappuccini uomo di fiducia - lo mandano a Castel San Giovanni a dodici miglia da Manfredonia: dovrà portare al guardiano di quel convento alcune offerte di "tagliolini" e ritirare del vino. Padre Angelo l'accoglie cordialmente e gli parla.
Camillo quella notte dorme male. E' turbato, sconvolto. Si chiede che cosa Dio possa volere da lui. Come lui, Camillo, possa ottenere perdono e pace. Come possa cambiare la propria vita una volta per sempre. Quando al mattino del 2 febbraio 1575 riprende la via per Manfredonia in groppa all'asinello è ancora profondamente turbato. Lungo il cammino improvvisamente si trova a terra, ginocchioni. In preghiera. Piange: un pianto liberatore. Eccolo nudo dinanzi a Dio nella sua verità di povero, di peccatore: un uomo che ha sprecato venticinque anni, i più belli. Non pensa che non è mai troppo tardi. Viene da un'altra sponda ma ha ormai varcato il ponte.

[...] Non sarà più soldato: il primo tempo della sua giovinezza è terminato. Eppure Camillo resterà sempre Camillo, quello dei primi venticinque anni: un audace, un appassionato, un prepotente, che metterà allo sbaraglio se stesso e anche gli altri e giocherà la vita propria e altrui per un ideale nuovo perseguito fino in fondo per i quasi quarant'anni che gli restano.
Rimarrà perennemente un giovane. Ma non pensa che Dio e gli uomini hanno bisogno appunto di giovani a tutte le età; e di prepotenti, di appassionati, di audaci che sappiano mettersi allo sbaraglio e coinvolgere e anche travolgere altri. A Dio non importa che lui, Camillo, uno dei suoi figli, venga dall'altra sponda: basta che abbia varcato il ponte, che gli abbia risposto di sì e che sia un sì per sempre. Il primo vero incontro con Dio!
Camillo non sarà più soldato. Non sarà neppure frate. Sarà un'altra cosa che oggi neppure lui sa e nemmeno intuisce.
Ora si rialza da terra, risale in groppa all'asinello, giunge a Manfredonia, si presenta al padre guardiano dei Cappuccini, gli apre la propria coscienza, chiede di accertarlo nell'ordine, si sente rispondere che occorrerà attendere il permesso del padre provinciale, anzi del padre generale che non dovrebbe tardare a visitare il convento di Manfredonia.
Attenderà. E intanto comincia nella penitenza una vita nuova, persuaso di essere stato un gran peccatore.

*Dal Libro: Camillo de Lellis – Un messaggio di misericordia - Germana Sommaruga/p. Angelo Brusco
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