«Chi crede in Lui non è condannato» Commento al Vangelo dell'11 giugno 2017, Santissima Trinità

Si può correre il grande rischio di arrovellarsi il cervello per tentare di balbettare qualche parolina nella speranza di riuscire a far comprendere il mistero della Santissima Trinità. È molto più semplice vedere singolarmente ogni Persona della Trinità, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, e tentare di descrivere i loro rispettivi “ruoli”. Risulta invece più complicato spiegarne la loro unità sostanziale. Eppure la liturgia della Parola proposta per questa domenica in cui in modo particolare siamo chiamati ad orientare la nostra attenzione sul mistero della Trinità, ci parla di amore, di misericordia, di pietà, di fedeltà, di comunione. Nessun testo della Scrittura ci spiega mai il “teorema” della Santissima Trinità, ma è chiaro che ogni opera prodotta da una delle Persone che compongono la Trinità è opera di comunione. Non uno più uno più uno, che fa tre, ma uno per uno per uno, che fa sempre uno. Per amor della verità questo concetto matematico che ben spiega il “teorema” Trinità non è mio ma è di don Tonino Bello, il quale a sua volta l’ha appreso da un suo amico sacerdote che si “scervellava” per spiegare il mistero trinitario a un gruppo di zingari.

Ecco, la Trinità è questo uno per uno per uno, è un mistero di comunione dove uno è per l’altro, uno vive per l’altro. Ha ragione la liturgia allora a proporci testi che ci parlano di comunione e di fedeltà, di amore e di misericordia. L’amore del Padre per il Figlio, quello del Figlio per il Padre, quello del Padre e del Figlio per lo Spirito Santo e quello dello Spirito per il Padre e il Figlio non è un amore circoscritto all'interno del loro mistero ma è un big bang che esplodendo genera amore e le scintille luminose che fuoriescono da questo scoppio d’amore si trasmettono all'intera umanità. L’amore trinitario è un amore universale, un amore cosmologico. Non può essere diversamente, essendo che la Trinità è l’origine del mondo, è il mondo stesso, è il prototipo della creazione tutta, dell’intera umanità. 
L’amore fedele trinitario è un amore generante. Possiamo allora parlare di un big bang trinitario, dal cui scoppio d’amore sono generate scintille luminose di misericordia e di pietà, di comunione e di prossimità, di gioia e di pace. Ecco perché Paolo nella seconda lettura proposta ci esorta: «Siate gioiosi, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell’amore e della pace sarà con voi». 

Da dove possono nascere sentimenti di gioia, di pace, di amore se non dall'amore generante del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo? 
«Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio» e il Figlio ha tanto amato il mondo da mandare lo Spirito Santo. C’è una trasmissione d’amore, di un amore che perdona, compassionevole, generoso, fedele. La Trinità allora, secondo questa logica di comunione, non è semplicemente un mistero indecifrabile e da adorare senza capirci nulla, ma è un mistero da vivere, è un codice etico che ogni cristiano è chiamato a sviluppare nella sua esistenza, è una regola morale che ogni uomo e donna sono chiamati a mettere in pratica per sviluppare nel mondo sentieri di pace e di amore, di fratellanza e di rispetto. 
Celebrare la festa della Santissima Trinità per noi oggi vuol dire rispecchiarci in questo mistero per essere a nostra volta riflesso di un evento comunionale. La sostanza della Trinità è l’amore, dunque la sostanza dell’uomo è l’amore. 
Padre Onofrio Antonio Farinola
sacerdote cappuccino

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