Campi Salentina, Rione Aurora: VIA CRUCIS secondo San Camillo de Lellis

Via Crucis cittadina con Partenza dalla Chiesa Madre 
venerdì 19 febbraio
1. Stazione: Gesù viene condannato a morte:
Per Gesù la notizia di essere stato condannato non rappresenta una novità, lo ha sempre saputo, lo ha anche pubblicamente annunciato ai suoi discepoli, tutte le Scritture hanno profetizzato in epoche diverse che il figlio di Dio doveva patire la morte. Gesù ha scelto di vivere la sua passione e la sua morte in comunione con il Padre affinché si realizzasse il mistero della redenzione su ogni uomo del passato, del presente e del futuro. Noi diversamente da Gesù non amiamo essere condannati, ci piace di più essere esaltati e  se dobbiamo per forza accettare un evento avverso, non lo scegliamo: lo subiamo e, il più delle volte, ci lamentiamo. Solo chi ama davvero è capace di sacrificare se stesso per qualcun altro. San Camillo fondando la Compagnia dei Ministri degli Infermi ha scelto di essere condannato, cioè consacrato, unito e sposato con tutti gli infermi del suo tempo.
2 Stazione: Gesù viene caricato della croce
Camillo de Lellis, dopo la sua profonda conversione e riconciliazione con il Signore e con se stesso, ha incominciato a vedere negli infermi lo stesso Gesù caricato della croce. Quando la salute viene a mancare si comprende allora che siamo tutti caricati della stessa croce. Non sappiamo né il giorno né l’ora in cui tocca a noi portare la croce della sofferenza ma Gesù ci mostra che si può portare. Non va fuggita, detestata o appioppata a qualcun altro, è nostra. Ognuno ha la sua. Teniamo fissi lo sguardo su Gesù perché solo Lui ci insegna come portarla con dignità verso la nostra salvezza. Allora scopriremo che pesa molto di meno di quanto sembra.
3. Stazione:  Gesù cade la prima volta
Quanto sconforto e quante lacrime ha visto san Camillo tra le corsie del suo ospedale e tra le vie della sua città, soprattutto durante il periodo della peste! Purtroppo tanti sono i motivi per cui si cade: si cade per lo sconforto, per la tristezza, per la disperazione, per la fatica e per paura. Si cade perché non siamo fatti d’acciaio, siamo fatti di carne come lo stesso Gesù è fatto di carne, per questo cade anche lui sotto la fatica della croce. Il problema dunque non è cadere, il vero problema è rimanere a terra senza speranza. Gesù ci insegna con la sua vita che ci si può rialzare insieme con Lui ogni volta. Grazie Signore
4. Stazione: Gesù incontra sua Madre
San Camillo nella sua regola esortava i suoi confratelli a servire i poveri infermi “come una mamma verso un proprio unico figlio infermo”. Lui, profondamente devoto alla Vergine Maria ha saputo scorgere nel cuore della madre celeste il grande dono di saper accompagnare con la sua presenza e con il suo silenzio il proprio unico figlio alla morte di croce. Maria è stata sempre una madre presente ma non ostacolante perché serbava nel suo cuore tutte le cose che vedeva. Prendiamo esempio da lei per la nostra vita che a volte è vissuta con superficialità.
5. Stazione: Gesù viene aiutato dal cireneo
Non è Gesù che ha bisogno di aiuto, Lui sa bene perché sta portando quella croce e dove sta andando. E’ stanco fisicamente ma il suo spirito è forte. In realtà è il Cireneo che ha bisogno di portare quella croce e non sappiamo neanche se lo ha fatto per forza o volentieri,  è lui che ha bisogno e non lo sa. San Camillo, come Simone di Cirene, si è caricato per scelta della croce di tantissimi infermi del suo tempo e forse, dal cielo, ancora oggi lo fa. San Camillo aveva scoperto e capito il grande dono nascosto agli occhi di tutti e cioè che, se uno si fa carico della croce di un qualunque fratello, avrà in vita una grandissima benedizione e, dopo la morte, la vita eterna.
6. Stazione: La Veronica asciuga il volto di Gesù
Chi si muove a compassione e ha il coraggio di uscire dal proprio egoismo è capace di rendere a chiunque un servizio a favore della sua vita. Lo ha fatto la Veronica, lo ha fatto il buon Samaritano, lo hanno fatto tutti coloro che hanno avuto gli occhi per vedere oltre il proprio orticello. Anche san Camillo ha avuto la capacità di soccorrere il prossimo, asciugando le lacrime, offrendo il suo servizio, assicurando parole di consolazione, sporcandosi le mani. E lo faceva con grande slancio perché era certo di essere anche lui quella Veronica che asciugava il volto a Gesù negli infermi. A chi è capace di questa compassione Gesù fa un grande regalo, imprime nel loro cuore in maniera indelebile il suo volto come sul telo della Veronica.
7. Stazione: Gesù cade la seconda volta
Camillo de Lellis era semplicemente un uomo del suo tempo. Viveva la sua vita alla ricerca di uno scopo ancora sconosciuto e offuscato: soldato come suo padre, giocatore d’azzardo, infermiere per convenienza, costretto a Roma per curarsi una brutta ferita al piede. Solo nel giorno della sua conversione (2 febbraio 1575) capì di essere fondamentalmente un vagabondo, un inconcludente, un perditempo e prese coscienza di essere caduto in basso. Grazie a quella consapevolezza iniziò per lui una vita nuova perché si arrese davanti alla misericordia di Dio e da quel momento si lasciò plasmare. Divenne così un pennello nelle mani di Dio. Insegnaci Signore a non avere paura delle nostre cadute ma di far tesoro dei nostri fallimenti per capire che solo Tu puoi ridarci il senso della vita.
8. Stazione: Gesù consola le donne di Gerusalemme
“Non piangete per me ma per i vostri figli…” perché la morte, a me, non mi ucciderà per sempre mentre a loro, la vita paradossalmente, li potrebbe uccidere. Una vita priva di senso è già il preludio della morte, una vita priva di amore è la strada che conduce alla morte, una vita priva di Dio è, inevitabilmente, morte. Consolate e stimolate dunque i vostri figli per non lasciarli morire invano durante la loro vita. San Camillo consapevole che solo Gesù è la via, la verità e la vita, attraverso la cura del corpo dei suoi amati infermi, non perdeva occasione per stimolarli ed esortarli a cercare, trovare o ritrovare la propria spiritualità  attraverso la Confessione, la Santa Messa e l’Eucarestia. 
9. Stazione: Gesù cade la terza volta
Camillo de Lellis ha consacrato la sua vita agli infermi perché in loro ha visto il Signore che cadeva a terra sotto il peso della croce. Ha scelto di mettersi a servizio di tutti coloro che, sia in ospedale sia per le strade, cadevano a terra sotto il peso della malattia, della  sofferenza e dello sconforto. Camillo, insieme ai suoi confratelli, offrendo cure e attenzioni a tali infermi hanno scoperto e trovato sollievo, ristoro e nutrimento per il proprio spirito. Nel dare hanno ricevuto, nel donarsi hanno ricevuto il dono del  Signore che li ha ricompensati e benedetti come è scritto: “Ogni volta che avete fatto tutte queste cose ad uno solo dei miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me…” (Mt 25,31-46).

10. Stazione Gesù viene spogliato delle vesti
Gesù è spogliato delle sue vesti e rimane nudo, ma la nudità di Dio rappresenta al meglio il suo vestito regale perché, proprio per amore dell’uomo, si è messo a nudo mostrando il suo vero volto di  Dio Padre misericordioso. Dio vestito di gloria si lascia spogliare per rivestire di gloria tutti gli uomini di ogni tempo, e ancora oggi, riveste anche noi. San Camillo, nella nudità della malattia e della sofferenza dei suoi poveri infermi ha saputo vedere quel vestito regale di Dio presente in loro e mettendosi a loro servizio, anche lui è stato rivestito della regalità di Dio. A volte gli occhi non aiutano a vedere chi è nudo da chi è vestito, ma gli occhi del cuore, sì. 
11. Stazione: Gesù viene inchiodato sulla croce
Chi incontra durante il cammino della vita la malattia, su di sé o su uno dei propri cari, non si sente forse inchiodato improvvisamente ad una croce? Tutto quel benessere che sembrava bello e duraturo incredibilmente diventa malessere e maledizione, un tunnel da cui non si ha la certezza di uscire o solo pochi  riescono. Che disfatta! Ci sentiamo presi in giro dalla vita: spaventati, indifesi e disarmati. San Camillo con la sua consacrazione ha scelto anche lui di inchiodarsi al letto del malato perché ha capito che amare significa inchiodarsi, esserci, restare, permanere insieme con chi ha bisogno di salvezza. Gesù ha scelto di farsi inchiodare alla croce per non scendere mai più da quel trono, regale e divino, dal quale tutti gli inchiodati dalla vita possono trovare salvezza. Signore, ti prego, non scendere da quella croce!

12. Stazione: Gesù muore in croce
Camillo de Lellis ha vissuto intensamente il suo carisma infermieristico essendo per gli infermi  premuroso e attento proprio come una madre lo è verso il proprio unico figlio infermo e si è preso cura di loro giorno e notte. Un’attenzione particolare l’aveva per i moribondi, era un privilegio per lui poter accompagnare alla morte un suo infermo. Per Camillo era impensabile lasciare un moribondo nella solitudine del dolore e della sofferenza e per tutti costoro si è fatto immancabilmente l’accompagnatore presente e consolante durante tutto il tempo delle doglie del passaggio. La sua presenza rendeva meno dura la realtà della morte, esortava con gesti e parole alla speranza: ”Io sono qui insieme con te, per darti la forza di credere che la vita non finisce qui, io ti accompagno fino alle porte dell’eternità”.
13. Stazione: Gesù viene deposto dalla croce
Camillo de Lellis, durante tutta la sua missione al cospetto dei malati, ha sempre professato che nelle membra doloranti dell’infermo c’era il corpo di Gesù. Esortava dunque anche i suoi confratelli a servire gli infermi con più cuore nelle mani perché nel servire il corpo del malato si serve anche il corpo di Gesù sofferente. Anche noi, come Camillo, veniamo chiamati a prenderci cura del corpo di Gesù sofferente nelle persone sofferenti che vivono accanto a noi.
14. Stazione: Gesù viene deposto nel sepolcro
Che tristezza chiudere un sepolcro! Il silenzio della morte diventa eterno all'interno di quella tomba in cui si entra solamente e non si esce più. Ciò che per tutti gli uomini è un silenzio definitivo, per Gesù è solo un silenzio a tempo determinato. San Camillo, infermiere e uomo di Dio, esortava i moribondi e i malati terminali a non disperare ma ad avere fede in Colui che neanche il sepolcro è riuscito a trattenere. Neanche la morte ci separerà dall'amore di Dio. Chi crede nella vita non può morire.
15. Stazione: La risurrezione di Gesù
Il Signore è risorto. Alleluia. Il Signore è tornato alla vita dopo essere passato nel tunnel stretto della morte e ci ha rivelato per sempre che la morte non ha e non avrà mai l’ultima parola sulla vita. San Paolo, nelle sue lettere, afferma che la resurrezione di Gesù  appartiene anche a noi se accettiamo di essere battezzati, se accettiamo di essere uniti al mistero della passione, morte e resurrezione di Gesù. Dunque, tutto ciò che ha sapore, profumo, odore di morte non potrà mai separarci dall'amore di Dio perché, risorgendo dalla morte, Gesù ha firmato un patto eterno: la resurrezione per tutti. San Camillo de Lellis è santo perché attraverso il suo infaticabile servizio, ha strappato continuamente gli infermi dalle braccia della tristezza, della disperazione e della morte, e li ha consegnati con fiducia  nelle braccia del Signore Risorto.
Testo Via Crucis: Lucio D'Amico.

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