I giovani e la vocazione: nuova attenzione a una scelta di libertà


La semina silenziosa 
 «Siate liberi dal ricatto dell’esito»: così confidava agli amici un giovane ingegnere elettronico, contratto a tempo indeterminato, che qualche mese fa, dopo che il suo parroco lo aveva invitato a partecipare alla Gmg di Madrid, è entrato in seminario. Il «ricatto dell’esito» è esattamente quanto la società attuale contrappone alla logica del dono a fondo perduto. Niente a che vedere con il disprezzo del mondo, del lavoro, del matrimonio, chi lascia è perché ha trovato qualcuno: non si lascia per il gusto di lasciare.

In volo verso Madrid, a chi gli domandava «come si può dare continuità ai frutti delle Giornate mondiali della gioventù, al di là dell’entusiasmo», Benedetto XVI rispondeva: «La seminagione di Dio è sempre silenziosa. Il seme che il Signore mette nella terra con le Gmg è come con il seme del quale parla nel Vangelo. (...) E su questa crescita silenziosa noi riponiamo fiducia e siamo sicuri, anche se le statistiche non parleranno molto, che il seme del Signore realmente cresce e sarà per moltissime persone l’inizio di un’amicizia con Dio e con altri, di un’universalità del pensiero, di una responsabilità comune che realmente ci mostra che questi giorni portano frutto!». Questo discorso non parla di entrare in seminario o farsi suora, ma certamente libera la Chiesa dal ricatto dell’esito.

Lungo il mare di Galilea, per le strade della Palestina, Gesù ha lanciato la sua parola senza badare a dove cadesse. Con abbondanza. Senza misura. Non ha scelto le persone a partire da quello che erano, facevano o pensavano. È nella vita piena di compromessi e di infedeltà che la fede ha potuto radicarsi: il cieco, lo zoppo, il pescatore, il pubblicano, colui che riscuote le tasse, l’usuraio, il ricco, il povero, il ladro, la prostituta... Tutte le esperienze della vita possono condurci a Gesù e farci ascoltare la sua voce. Ricordiamo la lezione di Papa Benedetto a Cuatro Vientos, davanti a due milioni di giovani: «Chi cede alla tentazione di andare 'per conto suo' o di vivere la fede secondo la mentalità individualista, che predomina nella società corre il rischio di non incontrare mai Gesù Cristo, o di finire seguendo un’immagine falsa di Lui». La Chiesa grazie alle Gmg riesce a manifestare alle giovani generazioni il suo vero volto, rispondendo così a chi vorrebbe distruggerla sottolineandone solo scandali e le ipocrisie: «Sì, la Chiesa – dice ancora Benedetto XVI – non è una semplice istituzione umana, come qualsiasi altra, ma è strettamente unita a Dio».

In giornate come quella di Madrid la semina evangelica passa attraverso gesti significativi come l’adorazione e il volontariato, entrambe espressione della presenza di Cristo in mezzo a noi, segno dell’assoluta e gratuita iniziativa dello Spirito Santo nel cuore dell’uomo, certamente capaci di farci sentire Gesù «come il vero Amico con cui condividere il cammino della vostra vita. Con Lui accanto – ha scritto Benedetto XVI ai giovani – sarete capaci di affrontare con coraggio e speranza le difficoltà, i problemi, anche le delusioni e le sconfitte». Il volontariato ci libera dall’efficientismo e fa del tempo donato una messaggero di senso. L’adorazione ci pone davanti la necessità del nudo e crudo atto di fede. Nel silenzio. È solo «quando entriamo in rapporto personale con Lui» che «Cristo ci rivela la nostra identità, e, nella sua amicizia, la vita cresce e si realizza in pienezza».

È necessario che nelle nostre comunità la fede cristiana appaia anzitutto come «una relazione personale con Gesù Cristo, l’incontro con il Figlio di Dio, che dà a tutta l’esistenza un dinamismo nuovo». Non mancherà il turbamento: ma finalmente a ogni giovane sarà possibile rispondere il suo «eccomi».

L’impossibile che si fa possibile, osando il salto. È in questo "oggi" della fede che – ci annuncia Benedetto XVI – sarà «bello sapere che Gesù ti cerca, fissa il suo sguardo su di te, e con la sua voce inconfondibile dice anche a te: "Seguimi!"».
(Francesco Pierpaoli su www.avvenire.it)



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