Bacio
la tua passione, con cui io sono stato liberato dalle mie brutte passioni.
Bacio
la tua croce, con cui hai condannato il mio peccato e mi hai liberato dalla
condanna a morte.
Bacio
quei chiodi con cui hai rimosso il castigo della maledizione.
Bacio
le ferite delle tue membra, con cui sono state fatte guarire le ferite della
mia ribellione.
Bacio
la canna con cui hai firmato l’attestato della mia liberazione e con cui hai
colpito la testa arrogante del drago.
Bacio
la spugna accostata alle tue labbra incontaminate, con cui l’amarezza della
trasgressione mi fu trasformata in dolcezza. Avessi potuto gustare io quel
fiele, quale dolcissimo cibo non sarebbe stato! Avessi potuto io prendere
l’aceto, che piacevole bevanda! Quella corona di spine sarebbe stata per me un
diadema regale. Quegli sputi mi avrebbero ornato come splendide perle.
Quegli
schemi mi avrebbero ornato come segni di profondo ossequio. Quegli schiaffi mi
avrebbero glorificato come il prestigio più alto.
Ti
bacio, Signore, e la tua passione è il mio vanto.
Bacio
la lancia che ha squarciato la cambiale contro di me e ha aperto la fonte
dell’immortalità.
Bacio
il tuo franco dal quale sgorgarono i fiumi della vita e zampillò per me il
ruscello perenne dell’immortalità.
Bacio
i tuoi panni funebri con cui mi hai adornato togliendomi i miei abiti
vergognosi.
Bacio
la preziosissima sindone di cui ti sei rivestito per avvolgere me nella veste
dei tuoi figli adottivi.
Bacio
la tomba nella quale hai inaugurato il mistero della mia risurrezione e mi hai
preceduto per la strada che esce dalla morte.
Bacio
quella pietra con cui mi hai tolto il peso della paura della morte.
GIORGIO
di NICOMEDIA (sec. IX), Maria ai piedi
della croce
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