Meeting: Madre Giuseppina Vannini. Intervento dell'Arcivescovo di Chieti-Vasto

Pubblichiamo una trascrizione dell’intervento di Sua Ecc.za Mons. Bruno Forte, Arcivescovo di Chieti, durante il Meeting: Madre Giuseppina Vannini: la fragilità fatta coraggio, realizzato a Bucchianico il giorno 2 ottobre 2011 in occasione del 50°  della presenza delle Figlie di San Camillo:


“Venendo a questo convegno, mi sono posto una domanda molto semplice: che cosa unisce, tre figure, per certi aspetti, così vicine ma anche così lontane nel tempo, nelle vicende personali, nelle scelte, che sono la figura di San Camillo de Lellis, nato a Bucchianico il 25 maggio 1550, la Madre Beata Giuseppina Vannini, nata tre secoli dopo, a Roma, il 7 luglio del 1859 e questo sacerdote, missionario, il Beato Padre Luigi Tezza, vero figlio di San Camillo che amava dire: “L’ospedale il mio vero paradiso in terra, il mio giardino di riserva; il solo sollievo che mi prendo è il lazzaretto” dove egli missionario, curava gli malati. El apostol de Lima come veniva chiamato.
Dunque tre persone, tre figure, che diverse tre secoli di distanza tra San Camillo, la Beata Vannini e il Beato Luigi Tezza; due storie, quelle della Beata Vannini e del Padre Tezza, che si incontrano in un momento decisivo durante gli esercizi spirituali che il padre predicava e che però, poi per un misterioso disegno della provvidenza e anche ahimè, per qualche volta la cecità degli uomini, sembrano divaricarsi e lui andrà missionario in Perù e resterà per tutto il resto della sua vita;  e Madre Giuseppina la fondatrice delle Figlie di San Camillo, su ispirazione di Padre Tezza, resterà fondamentalmente, al meno umanamente, sola di fronte all’impresa non facile che l’aspettava.
Riflettendo su questa domanda, io colgo tre punti di unità, di contatto tra queste figure lontane nel tempo o separate, pur nella contemporaneità, dalla distanza geografica che separa l’America del Sud, il Perù in particolare, e la nostra Italia.

Il primo punto di contatto è quello che colgo nella famosa frase che il Guardiano del convento dei francescani di San Giovanni Rotondo ebbe a dire al giovane Camillo de Lellis, le parole le conoscete furono queste: “Dio è tutto il resto è nulla, salvare l’anima è l’unico impegno della vita che è breve”. Io credo che questa percezione dell’assoluta sovranità di Dio, del suo primato su tutto e della necessità di badare l’unica cosa che conta, perché la vita è breve, e cioè la salvezza dell’anima, questa percezione al tempo stesso drammatica, tragica perché ci fa percepire la vita come una grande prova, ma anche serena, fiduciosa che ci fa capire che siamo avvolti nel mistero di Dio, custoditi da Dio, questa profonda radice della conversione interiore a Dio e del dono a Lui di tutta la vita, ecco il primo grande legame d’unità fra queste tre figure.
In realtà San Camillo, da quel momento, in quel Convento dove molti anni dopo avrebbe vissuto San Pio da Pietralcina in una stanza, una cella vicinissima, addirittura c’è qualche momento della vita del frate de Pietrelcina che egli abitò, sembra nella stessa cella che Camillo aveva abitato; ebbene, in quel momento Camillo ha cambiato la sua vita, lo stesso è successo, probabilmente durante quelli esercizi spirituali nel cuore di Giuseppina Vannini, cioè il suo cuore è stato (era Giuditta in quel momento) toccato dal senso dell’assolutezza di Dio, si può esser credenti, si può amare il Signore ma non aver ancora capito che bisogna darGli tutto; ecco, lei lo percepisce probabilmente in quei esercizi guidati dal p. Tezza che la porteranno poi ad essere lo strumento della provvidenza per la nascita delle Figlie di San Camillo. E certamente nella vita di p. Luigi Tezza - perché dare la vita a Dio è bello, dargliela quando il Signore ti manda a vivere una missione con responsabilità, con gioia e consolazione e frutti è bello, non dimentichiamo che egli era il procuratore dei camilliani dunque aveva una responsabilità e un ruolo per certi aspetti anche riconosciuto - essere allontanato da tutti, essere allontanato da quest’opera che stava coltivando con fede e con amore, da questa persona che Dio aveva messo davanti a lui come strumento della provvidenza e partire missionario, per un tempo indefinito, che diventerà tutta la vita, e lì diventare l’apostolo degli umili, dei lebbrosi, testimone di Gesù per gli abbandonati…questo lo si fa soltanto per un motivo: per fede e per amore incondizionato a Dio. Ecco allora il primo bel legame: queste tre figure sono degli innamorati di Dio, dei testimoni di “Soli Deo gloria”, uomini e donna che hanno dato totalmente il loro cuore e la loro vita a Dio.
Secondo punto di incontro fra queste tre personalità:
Secondo le cronache e ciò che riguarda la storia della nascita della famiglia camilliana, Camillo tornò diverse volte a Bucchianico, soprattutto ad insegnarvi la dottrina cristiana, il che prima non si faceva e da quel tempo in poi si è osservato fino al giorno d’oggi! Et anco ordinò agli padri della sua religione che celebrassero in alcune chiesuole di questa terra negli giorni di festa per dar comodità alle povere vergognose per sentire la messa nei quali prima se la tralasciavano per non venire alla Chiese popolate e per ordinario esortava tutti a ben vivere per tralasciare il peccato dimostrando desiderio che ognuno si salvasse e si dasse al bel fare.
Dunque uno si aspetta che il racconto riguardi anzitutto ciò che Camillo fa verso i malati, è apostolo degli infermi, chierici regolari – ma in realtà è interessante che in quella sorta di cronaca si parla di ansia apostolica di Camillo, cioè la sua prima preoccupazione è salvare le anime, è portare il Vangelo a chi ancora non ce l’ha o a chi per condizioni culturali, sociali, storiche in qualche modo ne è privato. Questa ansia è fondamentale, se si toglie questo a San Camillo lo si riduce a inventore della santità in senso moderno - cosa bellissima! - ma non si è colta l'anima profonda dello spirito camilliano, cioè Camillo è stato anzitutto un apostolo, un testimone, appassionato  di Dio e del Dio di Gesù Cristo per salvare le anime.
Ora secondo voi, P. Luigi Tezza sarebbe partito per le missioni, avavrebbe dato tutta la sua vita ai poveri di quelle terre se non avesse avuto questa stessa ansia? E Madre Giuseppina Vannini che da P. Tezza aveva ricevuto il carisma di San Camillo si sarebbe veramente preoccupata di altro se non di questo? Se non avesse veramente corrisposto al carisma che Dio le dava, c'è una frase che Ella dice: " Anime, Anime da guadagnare a Dio qualunche esse siano". Come vedete il secondo leit motif che unisce queste tre persone: la passione per la salvezza propria e altrui, lo spendere la vita perchè nessuno si perda, perchè il Vangelo giunga a tutti. Lo ripeto: sarebbe riduttivo pensare che il carisma di San Camillo, di Madre Vannini, si riduca all'assistenza degli infermi - che è una cosa importantissima! - l'assistenza degli infermi è un aspetto di un carisma più profondo: annunciare tutto il Vangelo, portare la salvezza, salvare le anime, se non c'è questo il resto crolla!
Finalmente il terzo elemento di contatto tra queste tre figure: l'effettiva priorità data agli infermi. Noi conosciamo una frase stupenda di Camillo che dice di trattare il malato come una madre farebbe con suo unico figlio malato, cioè proprio questa centralità della persona, amata infinitamente come la ama Dio e così il rapporto con l'ammalato, l'infermo si trasfigurerà:   da numero diventa persona, da caso diventa storia da ascoltare, comprendere, amare, rispettare. Questa è stata l'intuizione grandiosa di San Camillo, di portare la carità di Cristo all'ammalato e di riconoscere nell'ammalato Gesù, e di amarlo con un amore gratuito, disinteressato, fedele, attento e rispettoso della persona.
Non è anche questo che P. Tezza fa tra i poveri ammalati di vaiolo e di febbre gialla nel lazzaretto dove si reca ogni giorno?
Non è questo che Madre Giuseppina fa col carisma ricevuto da Dio anche attraverso p. Tezza mettendosi a disposizione delle persone deboli, fragili, degli anziani, degli ammalati, al centro la persona umana? Se hai capito questo, se in ogni povero, ogni malato vedi l’immagine di Dio, la persona umana da amare, promuovere, rispettare, allora tutto cambia.
Ecco questi tre punti che uniscono San Camillo de Lellis, il Beato p. Luigi Tezza e la Beata Giuseppina Vannini. Sono quelli che in questo momento di memoria: i 50 anni di presenza in Bucchianico e 100 anni dalla nascita al cielo di Giuseppina Vannini sembra di essere importante di rimettere al centro. Radicati in Dio, il primato di Dio, appassionati per la salvezza delle anime, cioè spendendo la vita per l’unica cosa che conta come dice fra Angelo a Camillo de Lellis nel Convento di San Giovanni Rotondo e questo tradurlo mettendo al centro la persona umana dell’ammalato.
Possa lo Spirito del Signore ravvivare tutto questo in voi che siete le Figlie di San Camillo, in tutti noi - camilliani e non - per poter veramente vivere la vostra vita per tutto ciò che conta e vale la pena di essere amato al di sopra di tutto”.


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